Quella volta che consegnavo pizze me ne
stavo tanto per cambiare in un universo tutto mio in un paesino che era
grosso quanto una cacata di mosca in una cartina geografica molto grande,
scrivevo tanto, avevo una cagna e stavo con una cagna, insegnavo teatro e
consegnavo un casino di pizze. Al Pizza Express. Ai 4 formaggi, Napoli, Calzone
al prosciutto e funghi, ce lo vuole il pomodoro ? - si - allora nella scatola
ti portavi pure il pomodoro a parte, con qualsiasi tipo di tempo, motorino e
via, acqua, neve, terremoti, dalle 19 alle 22 e 30, 45 mila lire i giorni
feriali, 55 sabato e domenica, qualche volta era un lavoro assurdo ma tutto
sommato è stato uno tra i più divertenti che abbia mai fatto. Quando trovavi le vie e i
portoni subito era anche veloce, magari non pioveva e non faceva freddo, magari
era una serata fortunata e facevi anche qualche mancia, allora era anche umano.
Viaggiavi bene, anche se ogni tanto capitavo in casa di qualcuno che conoscevo
e mi vergognavo un po’. Lo trovavo un lavoro di seconda categoria, avevo 25
anni e mi mantenevo consegnando pizze, nessuna prospettiva per il futuro, mi
fregava solo di tornare a casa a scrivere, o a guardare la tv, o a toccarmi, o
ad aspettare che venisse la mia ragazza che studiava a Firenze, che non c'era
mai, che aveva delle tette bellissime e che qualche volta mi chiedeva in maniera
dolcissima di prenderla da dietro e non lo trovavo per niente volgare. Neanche
il mio cazzo lo trovava volgare. Poi un giorno mi mollò, a me, alla mia canina,
al gattino che aveva voluto lei e che si chiamava Charles in onore dei vari
Bukowski, Baudelaire, Dickens etc., il gattino è finito sotto a una macchina
una settimana dopo che lei se n'era andata, la canina invece ci mise un po’ di
più, un mesetto circa, poi anche lei sotto a una macchina, aveva preso
l'autostrada per conto suo, povera cagnolina, quanto ci ho pianto..., non andai
nemmeno a prendere la salma, troppo dolore, capita di essere codardi di fronte
al dolore, adesso ne ho un altro, si chiama Garçia, è piccolo, marrone e buffissimo,
sembra uscito da Star Trek, gli riverso su le mie angosce e le mie felicità
fuori luogo, non ci separiamo mai e ci amiamo. Conto di sposarlo . E poi mangia
bene, sfido io, ora lavoro nei ristoranti (i cani queste cose le sanno !),
mangerà bene secondo te ? E insomma consegnavo pizze, avevo un Fifty 50 che
sembrava uscito dalla guerra di Corea, ci avevano montato su un trespolo che
permetteva di incastrarci la scatola termica che teneva caldo il cibo, quindi
telefonavi e con 6 o 7 mila lire in venti minuti ti arrivava una pizza calda a
casa, con me vestito come un astronauta; sciarpa, guanti, casco, casacca gialla
e tutto. Una volta mi mandano in un paesino, c'è da dire che se la consegna
andava oltre i 12 Km dovevi ordinare almeno 5 pizze e in quel caso usavi la
macchina (!?) della ditta, un catorcio che quando non ti lasciava a piedi
venivano giù gli angeli con tanto di trombe ad annunciare che era avvenuto il
miracolo, quel paesino evidentemente doveva essere a 11 Km e 900 metri poiché
mi ci mandarono in motorino. Pioveva, ma pioveva proprio tanto e tirava vento e
io dopo 5 Km stavo già moccolando in austroungarico. Nelle strade senza
lampioni e col diluvio universale in corso il mio lume era utile come una
candela in un inferno spento, gli abbaglianti delle macchine che mi incrociavano
mi accecavano completamente, non abbassavano mai i fari quegli stronzi, si
beavano nella loro prepotenza di fronte a chi gli abbaglianti non ce li aveva
maremma maiala, il freddo dentro alle ossa e un indirizzo facile : paesino tal
dé tali n° 4. Arrivo in questo cazzo di posto più bagnato che se mi fossi fatto
un tuffo in piscina coi vestiti e tutto, sul serio, non potevo essere bagnato
più di quel modo e pensavo a quanto dovevano essere sadici i proprietari di
quella pizza per farti arrivare fin là con un tempo del genere, ma magari non
se ne rendevano nemmeno conto, eh già, è la mancanza di informazioni che ci
rende crudeli nei confronti degli altri, ma questa è un'altra storia, allora mi
metto a cercare il numero 4, lo trovo subito, quasi non ci credo, suono e non
risponde nessuno, continua a piovere, penso a uno scherzo, risuono e rinon
ririsponde nessuno, nella bolla d'accompagnamento fradicia e in via di
spappolamento c'è anche il numero di telefono del destinatario, ma in un
paesino che non aveva neanche i lampioni ci saranno state le cabine telefoniche
secondo te ? Il cellulare era ancora un optional al tempo. Mi guardo intorno e
vedo una casa illuminata, vado a chiedere informazioni, mi cade l'occhio sul
numero civico della casa: 4 ! Come 4 ? Non era l'altro, il 4 ? Va bèh,
poco male, ho trovato il destinatario, continua a piovere ma a quel punto non
me ne frega più niente, stavo impiegando troppo tempo a fare quella consegna e
questo azzerava le mie già improbabili mance, poche consegne, poche mance,
giusto ? L'avevano studiata bene quegli sfruttatori dei proprietari per farci
correre a noi pony, ci pagavano una miseria però, ci dicevano, ci sono le mance
! Come no ? Ad Arezzo ! Secondo me agli aretini hanno spiegato da piccoli a
catechismo che fare le mance è peccato mortale. Al diavolo, volevo finire il
turno, volevo tornare a casa a ubriacarmi e ad aspettare la mia ragazza dalle
belle tette, la porta si apre, la sua pizza, dico io, quale pizza ? dice
quello, la pizza che ha ordinato, continuo io, io non ho ordinato nessuna
pizza, insiste quello, ma non è il paesino X numero 4 qui ? domando io, si -
risposta - il paesino è questo, ma i numeri sono quasi tutti 4. 4a, 4b, 4c,
etc. chiara la situazione ? Il problema era che nei loro numeri civici NON
C'ERA LA LETTERA ACCANTO ! E comunque io non ce l'avevo nella mia bolla quella
letterina bastarda, solo quell'inutile 4, ora che ci penso la situazione poteva
essere addirittura buffa ma lipperlì ero incazzato come un bolscevico, però non
avevo esaurito le mie risorse, avevo il nome del destinatario, quindi domando
al tipo all'uscio: devo cosegnare questa pizza al sig. Pinco Pallino, lo
conosce ? No, risponde lui e chiude la porta con lui dentro al caldo e con me
sotto l'acqua. Scusi, signor portone chiuso sono il piccolo fiammiferaio che
consegna pizze sotto l'acqua in un tempo gelido, potrei mica fare una
telefonata ? E mi vedo già il pianerottolo pulito del tipo, tutto sporco di acqua
piovana. Comincio a ricredermi a proposito della sana solidarietà toscana. Ora,
un altro che non fosse me avrebbe mollato il colpo, ma io no per Dio ! Ormai
l'avevo presa come una missione da compiere, mica consegnare la pizza, no,
trovare il bastardo che l'aveva ordinata con quel cazzo di tempo, in quel
paesino del cazzo, dando, oltretutto informazioni imprecise, trovarlo quel
tizio e sputargli in faccia, o pisciargli nella pizza ! Ve la faccio breve :
guidai fino a un paesino più umano che avesse anche un bar col telefono
pubblico, chiamai, mi feci spiegare, tornai, sbagliai strada, mi persi,
ritrovai il paesino, trovai la casa, gli diedi la sua fottuta pizza fredda, gli
chiesi di essere più preciso la prossima volta, cercando così di tutelare i
miei colleghi pony, perché io laggiù non ci sarei mai ritornato, mi ripromisi
che nel caso mi fosse capitato di nuovo quell'indirizzo me la sarei pagata e
mangiata io quella pizza, presi 2 mila lire di mancia (un'infamità per quello
che avevo passato) e tornai alla base mentre stava smettendo (ovviamente) di
piovere. Al primo semaforo grande della città trovai un marocchino che stava
probabilmente facendo gli straordinari, vista l'ora, con in mano uno
straccio e una spazzola per pulire i vetri, vorrai mica pulirmi il fanale, gli
domandai, no, voleva la pizza, senti fratello, gli spiegai, io le pizze le devo
consegnare, non sono mica mie, lui mi fa: allora mi dai mille lire ?
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