lunedì 1 luglio 2013

Tutti quei pavimenti intrisi di birra e discorsi tristi

...e quello mi guarda ancora più frastornato, ancora più rimbambito, ancora più opaco, anche se l’ultimo mojito che gli ho fatto era praticamente analcolico; tutto ghiaccio tritato, menta fresca, zucchero di canna, lime e gazzosa (sprite) e nonostante lui ne abbia versato una buona metà un po’ dappertutto tranne che in bocca è veramente
ma veramente
sbronzo, cazzo !
E importuno pure !
Avrà pure vomiticchiato in bagno ma per questo importare fondamentalmente sega dato che non pulisco io ma insomma il tipo è un po’ indecente nella sua ubriachezza e vorrebbe articolare un discorso, condividere un pensiero, avere un contatto ma non gliela fa, proprio non-glie-la-fa, spasima frasi spastiche interrotte dai suoi cambiamenti d’umore; triste, arrabbiato, molto triste, molto arrabbiato, tristissimo, incazzatissimo, col mondo e con la sua ultima donna che non c’è più (“chissà perché” mi esento dal chiedere) e con se stesso e con la gente e col Milan e con gli amici, quali amici (!?) e coi negri musulmani e con “son tutte un branco di troie” e con l’€ e col lavoro che non c’è… 
non è che se avesse un lavoro sarebbe un fulgido esempio di abnegazione e produttività dato che gli ubriaconi hanno un sacco di “ritorni” sgraditi date le loro cattive abitudini alimentari, ovvero: bere tutto quello di alcolico su cui si può mettere il becco e mangiare quando ci si ricorda.
Se ci si ricorda.
Di solito dopo 2 o 3 giorni ci si ricorda.
E di solito ti tocca qualche schifezza avanzata e avanzata e avanzata ma dopo 2 giorni e ½ non avanza più. Oppure ti risvegli in ospedale con una flebo attaccata. Cose allegre insomma i ritorni degli ubriaconi, che sovente possono causare svogliatezza, pigrizia e imperizia sul posto di lavoro, ritardi sul posto di lavoro, assenza dal posto di lavoro e alla fine assenza DEL posto di lavoro e preciso come la morte di un 80enne malato di cancro me lo ritrovo qui, in questo barrino in centro dove faccio il barman, di mercoledì sera, freddo fuori e nessuno in giro, il tipo mi deve pagare le ultime 2 bevute e non lo sopporto più.
Sarà che i difetti che ci sono più intollerabili sono gli stessi che abbiamo noi ma che non sopportiamo di vederli riflessi su qualcun altro. E’ brutto assai uno specchio che non ti rimanda la tua immagine ma solo le tue deficenze.
Che infatti mi rivedo in lui 5 anni fa.
Sarà che magari mi vedo in lui tra 5 anni.
Ho praticamente gli stessi problemi suoi,
tranne che magari tifo Inter e in questo periodo sta andando benissimo.
All’Inter, non a me.
In fondo, di fondo, i problemi fondamentali dell’uomo sono simili; trovarsi un tetto, trovarsi da mangiare, trovarsi 4 soldi, non trovarsi sempre soli, tabacco, caffè e qualcosa per andare fuori di testa; droga, oppure una macchina che costa quanto la Basilicata, oppure un nonno e un nano estremamente politicizzati per fare un sesso estremista, oppure mangiare fino a farsi esplodere l’ombelico, oppure metterci una vita a procurarsi un posto di lavoro dove hai, finalmente, 2 sottoposti e fargliela pagare a quei 2 stronzetti per il fatto che ci hai messo una vita a procurarti un posto di lavoro dove hai, finalmente, 2 (stronzetti di) sottoposti, oppure fare turismo sessuale in Polinesia; per gli uomini femmine sotto ai 15, estremamente minorenni, per le donne sopra ai 22, estremamente maggiorati, l’età non importa, oppure cercare di visualizzare il concetto di “infinito” e impazzire, qualsiasi cosa, qualsiasi cosa per scordarsi almeno per un po’ tutta questa miseria, che sia dentro o che sia fuori non cambia poi di molto, i soldi contano poco in questi casi; se sei un disperato sei un disperato, fine del discorso.
E a momenti tutto sommato lo invidio.
Lo sbronzo, dico,
lui può bere,
io manco quello.
In momenti simili, un tipino sensibile come me, un professionista dello sproloquio mnemonico, si attacca a qualsiasi tipo di consolazione per non affondare il morale: almeno non devo pulire il bar ! Ecco. Almeno quello.

I discorsi da bar hanno fondamentalmente 3 macabre caratteristiche: 1) sono discorsi cretini, 2) sono discorsi di regola sessisti, razzisti o calcistici e 3) sono discorsi fatti a voce alta  per cui è difficile riuscire a evitare di prestare attenzione, dato che ci lavori dentro al bar, bisognerebbe essere dei Buddha illuminati per non farsi macchiare la cosiddetta sanità mentale (sempre troppo sopravvalutata) e l’umore. E magari ti tocca di essere l’unico essere umano a portata di orecchio e ti tocca pure che non puoi neanche uscire dal bar, sempre dato che ci lavori dentro e ti toccano gli sproloqui del tizio ubriaco che mi deve ancora pagare le ultime 2 bevute e magari mi tocca di smettere di dargli da bere perché si vede che questo è un professionista e prima o poi li sgama i drink annacquati e comincerà a chiedermi birra, e poi mi chiederà  whiskey, e poi mi chiederà perché la vita è così assurda e triste e, ve lo dico per consumata esperienza, se un ubriaco vi chiede perché la vita è così ingiusta e triste, non c’è, vi assicuro, non c’è nello scibile dell’universo nella sua interezza una risposta adeguata. Gli potreste rispondere “amico mio, la vita è una merda e poi si muore”, gli potreste rispondere “amico mio, il pensiero è causativo, datti una svegliata, se vivi infelice dipende da te, non dagli altri”, gli potreste rispondere “amico mio, in verità in verità ti dico che nonostante Il Grande Mazinga sia venuto DOPO Goldrake e quindi essendo più nuovo si presuppone sia più forte, ebbene Goldrake avrebbe fatto il culo 1000 e 1000 volte ancora al Grande Mazinga dei miei coglioni !”, ma è inutile,  perché lui non vi sente, lo sbronzo, tutto impegnato com’è ad ascoltare il suo fragoroso dolore. Mi toccherà di svicolare da dietro al bancone a rimettere in ordine un po’ di cose, di riscuotere i soldi con fatica, di cercare di mandarlo via, di chiudergli la serranda sul muso, tutto fingendo indifferenza e cercando di non far comprendere il mio fine ultimo allo sbronzo; ovvero finire il mio turno e scapparmene via con la mia bicicletta che mi aspetta fuori al freddo, dal mio cane che mi aspetta a casa al caldo e che sicuro come il risultato di un match di boxe truccato avrà bisogno di uscire, di pisciare, di mangiare, di coccole, di un calzino usato da maltrattare e di me.
E non devo neanche pulirlo io il bar quindi sarò veloce come il pensiero di un fulmine ad uscire da qui.
Ho quasi 40 anni e ho pulito troppi bar, troppe sale da ristoranti, troppi saloni da ricevimento, troppi cessi intasati di vomito in discoteche, troppi parquet in legno di pub caratteristici quanto il caratteristico budino australiano (per intendersi il budino australiano non è per niente caratteristico, non so nemmeno se lo facciano il budino in Australia, probabilmente lo importano, importano il famoso budino al pesto, da dove si importa il budino al pesto ? Da Budapest)(ahahah)( si, sono un imbecille), tutti questi pavimenti intrisi di birra e di discorsi triti e stantii ma ecco che finalmente il mio discorrere mentale e la litania dello sbronzo vengono interrotti da un evento; lo squillo del telefono. Essendo che questa linea la usa solo il principale ne convengo che il principale vuole parlare con me, alzo la cornetta e il principale mi chiede se c’è stata gente, io gli rispondo di no, mi chiede se c’è qualche cena di rione che evita che ci siano clienti in giro o qualche evento cittadino che tolgie preziosi bevitori paganti al suo prezioso bar e io rispondo ancora una volta che questo posto è aperto da poco, e che è Novembre, che insieme al Febbraio sono i periodi in assoluto più merdosi per il commercio in genere e che è freddo e che sono le 23 di un mercoledì sera in una città piccola e il mio principale dall’altra parte del telefono sospira tutta la sua disperazione per l’investimento che ha fatto che non solo non rende ma succhia pure un sacco di soldi tra stipendi e forniture e il suo sospiro triste fa sospirare anche me al pensiero evidente che anche questo è un posto di lavoro che, per un motivo o per un altro, mi è transitorio, non stabile, provvisorio nel suo piccolo, come la vita e io sarò ancora una volta un po’ contento di lasciare una situazione lavorativa fondamentalmente piuttosto inutile, moscia e non un granché soddisfacente: né per i soldi dato che è un part-time, né per la soddisfazione professionale dato che ci sono sere che servo 10 persone in 4 ore, né per trovarci una donna decente dato che qui entrano tutte under 22 e non è nemmeno un posto in cui dici “almeno non mi stanno col fiato sul collo” perché dentro a questo bar ci stanno 4 telecamerine, 2 dentro e 2 fuori, che inviano nell’etere immagini in diretta dal bar, che arrivano alla moglie & socia del mio principale che non avendo da fare una beata minchia, a volte, controlla da casa come va e mi guarda in diretta come un Grande Fratello più sfigato del mondo (sigh
L). E insomma relativamente presto sarò proiettato di nuovo verso il magnifico mondo dell’onnipresente disoccupazione di questa onnipresente crisi, questa volta con una mansarda da mantenere pagando l’affitto, un cane da mantenere comprando cibo e un disoccupato da mantenere: io.
Il principale mi lascia con un’ultima fiammata di notizia; Teresa è malata, non può venire,
tocca a me pulire il bar.


Meeerdaaa !







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