sabato 8 febbraio 2014

La sfida del Livi al distributore automatico

PREMESSA: Quando la Maria, la mia nonna materna, era un po' in là con gli anni e i primi (primi ?) segni di senilità cominciarono a manifestarsi attraverso qualche madornale svarione, una volta si occupò di preparare l'arrosto con patate per tutta la famiglia. Quando mia madre rientrò la sera trovò pronte solo le patate, quindi domandò alla nonna Maria: "...e la carne ?", mia nonna rispose prontamente: "tòh, così mangian tutta la ciccia e lascian lì le patate !".
Il ragionamento del vecchio Livi, padrone da immemorabile tempo di un tabacchino situato sulla statale che collega Arezzo e Perugia, fu più o meno simile a quello che fece mia nonna; quando gli proposero di installare un distributore automatico di sigarette affinché potesse lavorare anche di notte e anche nei festivi, il Livi rispose: "Tòh ! Così me le fuman tutte !".
Purtroppo il povero Livi non era il solo a gestire quel tabacchino, c'era anche la moglie Irma, un'anziana coriacea di aspetto tuttavia ancora piacente, molto più portata del Livi al commercio che quando riuscì a farsi un'idea abbastanza precisa su cosa diavolo fosse un distributore automatico di sigarette (un "coso che lavora per te mentre dormi... e a gratisse !", come lei poi lo definì), non ci fu verso di farle cambiare idea a proposito della sua installazione e infatti 2 settimane dopo il distributore era montato.
Da qui inizia la storia della sfida del Livi al distributore automatico.
La sfida del Livi al distributore automatico
La prima volta che mi accorsi della presenza di quel distributore automatico di sigarette fu perché me lo indicò un amico che era in macchina con me, lo additò e mi disse: "vedi ? Ora c'è un distributore di smoking anche qui". Eravamo abbastanza vicini a casa mia e mi rallegrai del fatto che non avrei più dovuto fare 10 km quando la notte restavo senza sigarette, ora me ne bastavano 2. Io fumavo moltissimo allora e come spesso capita agli accaniti fumatori mi succedeva di restare senza nicotina e in quel caso entravo nel panico per 2 motivi: il primo è perché è notorio che la nicotina è una droga che da assuefazione, il secondo è che per uno strano meccanismo mentale che colpisce la maggior parte di noi, ti trovi a desiderare una cosa tanto intensamente quanto più non ce l'hai. Effettivamente non è che il genere umano brilli per genialità in questo tipo di cose.
La prima volta che mi servìi a quell'automatico, una sera tarda di fine estate, trovai accanto al distributore, un po' defilato in disparte, nell'oscurità, un omino che mi guardò in cagnesco per tutto il tempo che mi occorse la mia operazione. Non ci feci un granché caso, mi limitai a registrarne la presenza.
La seconda volta che mi fermai lì, trovai di fronte a me altre 2 persone che si stavano servendo. L'omino c'era ancora e ci guardava a tutti e 3 con un odio smisurato, stava soffrendo tantissimo e non ce la faceva più a stare zitto. Il primo cliente si servì di 2 pacchetti di Marlboro light 100'S, raccolse il suo resto, entrò in macchina e se ne andò. Lui l'aveva scampata. Poi toccò al secondo che inserì 2 banconote da 5 mila lire e chiese, digitando gli appositi bottoni due pacchi di MS. L'omino non resisté più, saltò fuori dal suo meandro e urlò : "MA NON CE L'HAI GLI SPICCIOLI !!??", l'avventore si spaventò moltissimo, non gli rispose nemmeno, prese di corsa le sue sigarette e scappò verso la sua moto dimenticandosi del resto, l'omino con una prontezza di riflessi non indifferente per un uomo della sua età, raccolse gli spiccioli dimenticati e si mise a correre dietro al motociclista che nel frattempo aveva già messo in moto e stava partendo, "Il RESTO, MAREMMA MAIALA !! IL RESTO !!!", il motomunito sgommò via e l'omino gli tirò dietro le monete.
L'omino, l'avrete capito, era il Livi che, bestemmiando con disinvoltura, si voltò verso di me e mi chiese:
LIVI - E lei cosa diavolo vuole ?
Io deglutìi a vuoto e risposi:
Io - ...sigarette...
LIVI - Grazie al cazzo ! La mortadella non gliela vendevo di sicuro !
Io - ...
LIVI - E quali sigarette vorrebbe ?
Come dire: m'hai tirato giù dal letto a quest'ora mentre dormivo e ora voglio proprio vedere cosa vuoi.
Io - Diana
LIVI - Diana ! Si fa presto a dire Diana ! quali Diana ? Rosse o blu, morbide o dure ? Un pacchetto ? 2 pacchetti ? 3, 6, QUANTI NE VUOLE !? CE L'HA GLI SPICCIOLI !!!???
Era completamente andato. Aveva delle occhiaie da far paura, evidentemente non dormiva da diverse notti.
Io - Guardi che posso fare da solo...
Tentai io. Non l'avessi mai detto.
LIVI - E certo. Ma bravo ! Vòl far da solo lui !! Certo ! E io che cazzo l'ho tenuto a fare il tabacchino trent'anni, èh !? Per vedere voi ragazzi che ora andate in giro la notte invece che dormire e che si prendono le sigarette dal mio tabacchino !!! Il MIO tabacchino !!! Se vuoi le sigarette le compri il giorno, somaro ! E soprattutto le chiedi a me !! Perché il tabacchino E' 'L MIO !!!
Pausa per riprendere fiato. Era diventato tutto rosso. Poi indicò l'insegna sopra la sua testa e mi domandò:
LIVI - Che c'è scritto lì ? Eh !? Che c'è scritto !!??
Io - ( leggendo ) Tabacchi... self service... 24h su 24h... poi c'è una T grossa, bianca, su sfondo blu...
LIVI - Nell'insegna grossa ! Cosa c'è scritto nell'insegna grossa !?
IO - Tabacchi Liv...
LIVI - LIVI !!! C'è scritto TABACCHI LIVI !!! E' una scritta grossissima, bisogna essere deficenti per non vederla ! E lo sai chi è il Livi !!?? EH !!?? LO SAI O NO CHI E' IL LIVI !!!???
Io - Lei ?
Attimo di smarrimento da parte del Livi. Poi:
LIVI - Chi te l'ha detto ?
Io - Mah... me lo sono immaginato...
LIVI - Ah se l'è immaginato lui. Ma bravo. E allora , visto che ti immagini così bene, se il Livi sono io, a chi le devi chiedere le sigarette ? Caro il mio signor "posso fare da solo" !?
Io - A lei ?
LIVI - Preciso ! A me ! Somaro da corsa che non sei altro !
Cominciavo a capirci qualcosa. Osai:
Io - Ma scusi, signor Livi, se le da fastidio che i clienti si servano al distributore automatico, perché l'ha fatto installare ?
LIVI - PER VEDERE I SOMARI COME TE !!!
"Da corsa", volevo aggiungere, ma poi decisi di tenermela per me. Lui era diventato di una sfumatura amaranto. Il suo vecchio cuore di tabaccaio evidentemente protestò perché il Livi si portò una mano al petto con una smorfia di dolore e riprese fiato. Appena fu in grado di parlare lo fece:
LIVI - Ce l'ha voluto mettere quell'arpia della mì moglie, ce l'ha voluto mettere... Avida che non è altro ! M'ha detto che così si facevano i soldi anche mentre se dormiva. Ma che me ne faccio io dei soldi !? E' una vita che vendo sigarette, avrò fatto venire più tumori io di Chernobyl... - questo lo disse con un certo orgoglio professionale - Son trent'anni che non ci si mòve dal negozio. Io e la mì moglie. La sera si chiude, la casa è di sopra quindi non si deve nemmeno uscire... figlioli non ce n'abbiamo e son trent'anni che si va avanti così; buongiorno, buonasera, una stecca di Muratti, dù pacchetti di Philips Morris marroni... trent'anni, mica discorsi ! E a un certo punto arriva quell'imbecillotto di rappresentante che ci dice "mettete l'automatico. Ormai ce l'han tutti ! Farete più soldi !", ma io CHE ME NE FACCIO DEI SOLDI !!?? IO CE L'HO GIA' I SOLDI CHE MI SERVONO PER MANGIARE !!! Io voglio lavorare, non voglio mica i soldi ! Se questa macchinetta dei miei stivali vende le sigarette al posto mio, io che faccio ? Mi giro i pollici !? E' venuta a rubarmi il lavoro ! A me!! Nel mio tabacchino!!! MA IO GLI DO' FOCO A 'STA MACCHINETTA !!! L'ultima frase del Livi fu sottolineata da uno sportello di automobile che si chiudeva alle mie spalle. La portiera vomitò fuori un ragazzo sui 25 anni accompagnato da una bottiglia di vodka. Non sembrava ubriaco però. Aveva su un cappello nero a tesa larga ed un lungo cappotto dello stesso colore. Con la mano libera armeggiò nel dietro dei pantaloni fino a che non riuscì ad estrarre il portafogli. Tirò fuori una banconota da dieci Euro e si avviò verso il distributore automatico. Lo compatìi, non sapeva quello che lo aspettava. Il Livi gli si parò davanti.
LIVI - Cosa desidera?
RAGAZZO - ( !? ) Sigarette, perché ?
Pensai che ora il Livi avrebbe tirato fuori la storia della mortadella. E invece:
LIVI - Il distributore è chiuso
RAGAZZO - Come chiuso? Ma se è tutto acceso!
LIVI - Allora è rotto
RAGAZZO - Le dispiace se me ne accerto personalmente?
LIVI – Si, parecchio !
La situazione stava prendendo una brutta piega e così decisi di intervenire:
IO - Frega i soldi
RAGAZZO - Ma porca miseria, 'ste macchinette del cavolo! Ora mi tocca di arrivare fino all'Olmo che è a tredici chilometri da qui
LIVI - Magari per andare da un'altra macchinetta
RAGAZZO - Per forza! A quest'ora è tutto chiuso!
LIVI - Perché non le compra di giorno?
RAGAZZO - Perché me ne sono scordato, oppure pensavo che mi sarebbero bastate e poi scusi... ma lei di che s'impiccia? - poi rivolto a me - Sei proprio sicuro che frega i soldi, èh ?
IO - Mi ha appena fregato 5 mila lire
LIVI - E a me mi frega circa 150 a notte, ma poi però la mattina me li ridà
RAGAZZO - Si, vabbèh, buonanotte èh
Il tipo risalì in macchina, accese e partì facendo un'inversione a U, probabilmente diretto verso Olmo.
LIVI - Visto che gente? Ah, ma io non ne posso più di tutta questa storia! So io cosa fare adesso! E così dicendo si avviò verso casa. Io mi ricordai che ancora ero senza sigarette.
IO - Signor Livi, posso comprare le sigarette?
LIVI - No! Tieni, te ne do un po' delle mie... te ne basta quattro ? Eh ? Sono Stop senza filtro, io fumo queste, te bastano?
IO - Si, si, grazie. Allora buonanotte!
LIVI - Buonanotte la fava!
E con queste immortali parole ci separammo.
Il giorno dopo non facevo altro che pensare a tutta questa faccenda del distributore automatico di sigarette e continuavo a domandarmi cosa avesse deciso di fare il vecchio Livi, quale sarebbe stata la sua prossima mossa nella sfida con la macchinetta? Decisi di andare a trovarlo. Erano più o meno le cinque del pomeriggio, il tabacchino era aperto ma l'automatico non c'era più, al suo posto troneggiava un buco nero quadrato coperto in qualche modo da un cartone. La scritta 24h su 24h era stata coperta da un nastro adesivo nero. Entrai nel negozio. C'era il Livi.
IO - Buongiorno Livi
LIVI - Buongiorno la fava !
Quell'uomo mancava di fantasia.
IO - Mi da due pacchetti di Diana per cortesia ?
LIVI - Diana ! Si fa presto a dire "Diana", quali Diana ? Quelle...
IO - Blu dure ! BLU DURE !!
La mia merce fece la sua comparsa sul bancone.
LIVI – Sei euro e sessanta
Diedi un deca.
LIVI - Spiccioli ?
Feci di no con la testa.
LIVI - Il lupo perde il pelo... èh?
Mi misi in tasca resto e sigarette.
IO - Senta Livi, che fine ha fatto l'automatico?
Un ghigno sadico gli si dipinse in faccia. Mi guardò con un'aria da furbino e mi disse sottovoce:
LIVI - L'ho nascosto !
E ridacchiò contento.
LIVI - Voglio vedere come fanno a usarla ora, 'sti stronzi
E ridacchiò.
IO - E dove l'ha nascosto ?
LIVI - L'ho infilato sul ciglio...
S'interruppe. Ci pensò un secondo.
LIVI - E a te che te ne frega ?
IO - Per carità, nulla ! Facevo tanto per chiedere
LIVI - Si, si, vuoi che non lo so! E poi mi ci vai di nascosto èh ?
IO - Io? Ma cosa vuole che me ne importi a me? Io le sigarette le compro il giorno, mica la notte
LIVI - Bravo! Vedo che hai capito. Però non te lo dico lo stesso 'ndo l'ho messo
IO - Pazienza. Non importa
Uscìi da tabacchi e andai a casa a dormire. Dovevo riposare se volevo essere in forma quella notte. Misi la sveglia a mezzanotte e a quell'ora mi svegliai. Mi vestìi e prima di uscire presi con me la pila. Il Livi si era lasciato sfuggire "...sul ciglio...", evidentemente intendeva dire il ciglio della strada. Montai in macchina e mi diressi nella strada statale che univa Arezzo a Perugia, la stessa strada (come ho già detto) dove si trovava il tabacchino del Livi. Andavo pianissimo e tenevo i fari alti per esplorare meglio i bordi della via. L'avrei trovato quel fottuto distributore, òh se l'avrei trovato, anche a costo di metterci tutta la notte. Non mi servì l'intera notte, mi bastarono tre ore. Alla seconda volta che rifacevo il percorso qualcosa luccicò al di là del guard rail sul lato destro della strada. Ero sceso di macchina già cinque volte ma quella fu la volta buona. L'automatico era lì, tutto bello luccicante. Tirando fuori il portafogli iniziai ad eccitarmi. Era una sensazione magnifica. Poi mi accorsi di una cosa: il distributore era spento. Mancandogli la corrente naturalmente non poteva funzionare, ci rimasi malissimo ma neppure per un istante pensai di mollare il colpo. Lo caricai in macchina, era pesantissimo ma io avevo con me la forza della disperazione. Lo portai a casa e mi feci un'altra sudata della Madonna per portarlo dentro. Tirai fuori la mia cassetta degli attrezzi e lo aprìi da dietro. Credevo fosse più complicato. Prelevai due pacchetti di Diana blu dure, lo richiusi e lo rimisi in macchina. Tornai nel luogo dove l'avevo trovato e lo rimisi al suo posto con grande sforzo. Sopra la macchinetta lasciai 6 euro e 60, poi ci ripensai, andai in macchina, scrissi un biglietto, riscavalcai un'altra volta il guard rail, ripresi i 60 centesimi, misi un altro euro sopra la macchinetta e ci lasciai pure il biglietto dove avevo scritto "NON HO SPICCIOLI".
Ero felice. Il Livi l'aveva presa nel culo.
Tornai a casa che stava albeggiando, in macchina canticchiavo “We are the champions” dei Queen. Andai a letto e mi addormentai subito. Feci dei sogni bellissimi.
Il giorno dopo andai a trovare il Livi. Appena entrai nel tabacchi mi accorsi che il vecchio era sull'orlo di una crisi di nervi; si muoveva a scatti, era più scorbutico del solito e stringeva i pacchetti di sigarette troppo forte, tanto che arrivavano al cliente un po’ ammaccati. Appena mi riconobbe serrò la mascella e mi guardò con astio.
IO - Buongiorno Livi
LIVI - Buongiorno una sega !
Il repertorio migliorava.
IO - Vorrei due pacchetti di Diana
LIVI - Blu dure suppongo
IO - Esatto
LIVI - Seiessessanta
IO - Ho un pezzo da 10
LIVI - E niente spiccioli
IO - Macché
LIVI - Attento ragazzo, stai giocando col fuoco, io ho fatto la guerra come partigiano e ho combattuto contro i tedeschi, a me uno come te mi fa una sega
IO - Perché ce l'ha con me Livi ? Che le ho fatto ?
LIVI - Ho perso una battaglia ma non la guerra e ride bene chi ride ultimo !
IO - La vedo un po’ stranito oggi Livi. Ha dormito male?
Infilai in tasca resto e sigarette e mi avviai all'uscita. Mentra varcavo la soglia il Livi mi gridò dietro:
LIVI - Guarda che è sempre lì! Non l'ho spostato, capito !?
IO - Buona serata
Dissi uscendo. Se nel raggio di dieci chilometri c'era qualcuno che avesse avuto bisogno di auguri per quella serata, bèh, quello era lui.
La sveglia suonò a mezzanotte come previsto. Mi vestìi e uscìi nella notte portando con me la pila e la cassetta degli attrezzi. Fermai la macchina ad un chilometro di distanza circa dal punto dove era situato il distributore. Mi ero vestito con la mia vecchia mimetica militare e, oltrepassando il guard rail, cominciai ad avvicinarmi facendo il passo del ghepardo pancia a terra. Ero invisibile nelle tenebre. Il Livi poteva anche aver fatto la guerra come partigiano ma io ero stato un Genio Guastatore con i controcoglioni. A circa settanta metri dal mio obbiettivo vidi il braciere della sigaretta del Livi. Dilettante, pensai. In Vietnam ne avevano ammazzati una marea in quel modo. Feci un semicerchio sempre strisciando e in venti minuti mi trovai alle sue spalle. Silenzioso come un gatto estrassi la pila, la impugnai, strisciai ancora un po' e menai un gran fendente sulla nuca del Livi che gemendo si accasciò a terra. Lo legai come un salame, gli bendai gli occhi e tornai alla macchina. Mi riportai sul luogo del misfatto con la cassetta degli attrezzi e rifeci il giochino della notte precedente. Tra l'altro il Livi aveva lasciato i 40 centesimi di resto della notte scorsa sopra la macchinetta, li intascai e sparìi nella notte.
Io due, il Livi zero. Ero in netto vantaggio.
Il giorno successivo mi presentai, come di consuetudine, al solito tabacchino. In quei giorni mi stavo facendo una scorta di sigarette esagerata e ci stavo spendendo anche un po' troppo, ma era un bel pagare, il prezzo valeva la famosa candela. Entrai, dissi "buong", feci un rapido dietro-front e uscìi di corsa giusto in tempo per evitare la scarica di pallettoni a sale che il Livi mi tirò dietro. Seppi in seguito dalla cronaca del giornale locale che era rimasto appostato dietro al bancone per tutta la mattina, da quando era stato trovato, slegato e riportato a casa, da allora aveva impugnato il fucile rifiutandosi, tra l'altro, di vendere sigarette o francobolli a chicchessia. Gli avventori non avevano insistito: si sa, un uomo con un fucile in mano ha un casino di argomenti convincenti. Mi ficcai in macchina e partìi con grande stridore di gomme, il retrovisore ed il mio udito mi fecero registrare la seconda schioppettata che riuscì ad uccidere solo un innocente gatto che si trovava per sua sfortuna tra la rosa di pallini e la mia auto.
I clienti del tabacchino non avevano proferito verbo di protesta quel giorno ma qualcuno aveva avuto la bella pensata di chiamare i carabinieri.
Gente che non sapeva condurre le proprie battaglie da sola.
Fortunatamente il Livi non ammazzò nessuno. Ci andò vicino un paio di volte ma insomma non si beccò nemmeno il "tentato omicidio" in tribunale. In compenso si beccò l'articolo. Quello per infermità mentale intendo. E così, ad un anno di distanza da questa storia, del Livi non ne ho più saputo nulla e detto tra noi non credo nemmeno che andrò a trovarlo. Mi è sufficiente informarmi via via presso sua moglie che lui sia ancora chiuso da qualche parte ben imbottito di farmaci. A proposito, tanto per la cronaca: la moglie sta bene, il giorno in cui le avevano arrestato il marito l'avevano trovata legata al letto. Ci aveva pensato il Livi naturalmente, dicendole che "c'era una faccenda da sbrigare tra uomini", "tra uomini la fava!" aveva commentato la Livi rendendo ancora una volta palese il fatto che Dio li fa e poi li accoppia. Comunque lei era tranquilla, anche se si sentiva un po’ sola. Tanto sola che ha iniziato a civettare un po’ con il benzinaio che esercita mezzo chilometro sopra il tabacchi. L'ho visto io con i miei occhi sussultare con un brividino quando il benzinaio, con quelle manacce sporche e unte le ha sfiorato le sue mentre riceveva il suo pacchetto di Alfa. Evidente reminiscenza dell'ormai antico fuoco dei sensi sul quale il Livi ormai da troppo tempo si era scordato di soffiare. Però a mio parere il nemico va rispettato anche quando ha perso. Anzi soprattutto quando ha perso e così non mi andava giù che quel buon vecchio diavolo del Livi oltre che mazziato finisse pure cornuto e così un paio di giorni dopo la scena del brividino, sono andato a far benzina dal distributaro Don Giovanni.
L'ho trovato assorto in contemplazione della nuova insegna che alcuni operai gli stavano montando. Ho suonato il clacson e ottenuto la sua attenzione. Era così grasso che più che camminare mi rotolò incontro. Aveva un sorriso da orecchio a orecchio e mi disse: "scusi sa... stavo guardando la nuova insegna".
Guardai anch'io la nuova insegna che era come tutte le altre nuove insegne e che aveva sul fondo (come tutte le nuove insegne) una breve scritta in inglese che spiegava che quel distributore non avrebbe mai più chiuso. Neanche la notte. Neanche nei festivi. Era diventato un distributore automatico di benzina.
"Non è niente", dissi io, "io so aspettare", aggiunsi. E sorrisi pensando al fatto che in un modo o nell'altro presto il Livi avrebbe avuto compagnia.

FINE


Fatuwski



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