Stesso interno
di un monolocale. Stessi personaggi:
M -
Maria
N - Nicola
A - Andrea
A - Ho fatto il monologo
M -
Vorrai dire " ho scritto " il monologo
N
- ...e vuol fare lo scrittore
A - Sentite, se mi fate tanto le pignole quest'affare
me lo tengo io
M -
Che tieni tu !? Dài dài, da qua
( lo prende )
N
- Cos'è ?
M
- " Il videovita registratore incantato "... ma che cavolo di
titolo è ?
N
- Il videovi-che ?
A - Senti, leggilo e poi vediamo
M - ( Maria inizia
a leggere. Pian piano subirà una trasformazione e la lettura si trasformerà in
recitazione. La luce sarà solo su di lei.) Mi succede di ritrovarmi in situazioni già vissute, in posti diversi, con
uomini diversi, in circostanze differenti, ma la situazione mi ritorna pari
pari. Quante volte mi sono detta "devo mollare questo stronzo" e
invece poi il giorno dopo ero ancora lì, quante volte mi è successo di non
volere una cosa, un oggetto, un televisore, un diploma, una cosa che non mi
serviva in realtà e poi invece tenermela per paura che prima o poi possa fare
comodo e la mia casa, come la mia anima, si riempie di cose inutili e ho sempre
meno spazio per cose nuove. Sarà per questo che le mie situazioni non cambiano
mai.
Quante volte ho fatto un lavoro che non volevo fare, quante volte ho dovuto lottare con i soldi, per i soldi, per fare la spesa e per poi trovarmi in casa roba che in realtà non voglio mangiare e che in realtà mi fa pure male, e che in realtà dovrei buttar via e che in realtà poi non faccio perché buttare via il cibo è peccato mortale o perché magari prima o poi quella roba potrei mangiarla dopotutto e allora finisce che in realtà me la mangio e siccome sono quel che mangio io sono una sottiletta, o sono la nutella, o sono un biscotto insipido come la sua pubblicità.
Quante volte ho fatto un lavoro che non volevo fare, quante volte ho dovuto lottare con i soldi, per i soldi, per fare la spesa e per poi trovarmi in casa roba che in realtà non voglio mangiare e che in realtà mi fa pure male, e che in realtà dovrei buttar via e che in realtà poi non faccio perché buttare via il cibo è peccato mortale o perché magari prima o poi quella roba potrei mangiarla dopotutto e allora finisce che in realtà me la mangio e siccome sono quel che mangio io sono una sottiletta, o sono la nutella, o sono un biscotto insipido come la sua pubblicità.
E in
tutto questo la vita mi sta a guardare dai margini.
Dai
margini di un marciapiede se vado in autobus, con le insegne che scappano via e
la mia fantasia non fa a tempo a immaginarsi tutte le vite che ci sono dietro a
tutte quelle insegne.
Guardando,
prima con indifferenza e poi accorgendomi della realtà, indiscussa come un
sasso che viaggia dentro un treno, anche un sasso va più veloce di me, un treno
che mi passa davanti in un passaggio a livello di notte, i vagoni illuminati e
le facce che tu-tun tu-tun tu-tun tu-tun vanno verso le loro destinazioni,
facce che vanno a lavorare, facce che finalmente tornano a casa, facce che
vanno a incontrare il loro compagno-faccia, facce dentro a un libro e allora io
sto guardando una faccia che è dentro a una storia e che da ora è dentro la mia
storia.
Poi
il passaggio a livello si apre.
Il
solito deficiente mi urla una clacsonata da dietro e io ripartendo rivado nel
paese del "quante volte".
Quante
volte non ho detto a mia madre quelle cose che dovevo assolutamente dirle già
da un mucchio di tempo e che in realtà non le dirò mai. Quante volte mi sono
ripromessa di non accettare mai più, mai più gli sguardi di vetro, di
commiserazione, di finta comprensione, di cattiveria, di scherno, di niente e
invece poi sono ancora lì, non per mancanza di coraggio ma per stanchezza, che
tanto è inutile, io e loro, io e il niente a giocarsi la solita partita in cui
non si vince nulla perché se anche vinci è un po’ perdere egualmente perché hai
speso comunque del tuo e perché ci dovrai tornare ancora a fare questo giochino
del cazzo e ti accorgi che non uscirai mai dal paese del "quante
volte".
La
vita continua a guardarmi dai margini e ogni tanto la sento sogghignare.
La
vita è ai margini come una puttana vecchia che nessuno la carica più e la vita,
per lei, è dentro alle centinaia di automobili che le passano davanti ogni
notte e lei non è stata nemmeno una puttana furba visto che non ha messo da
parte una lira e la vita sono quelle battute di quattro ragazzi che aprendo il
finestrino si dicono a vicenda : "guarda, tua madre lavora anche
stasera".
La
vita è come un film guardato in un videoregistratore.
Il
mio videovitaregistratore si è incantato.
Fatuwski
Vi ricordo che fino alle 23:59 del 7/10 siete in tempo ad iscrivervi come partecipanti all'INTERVISTA MULTIPLA che verrà pubblicata l'8/10 su questo Blog
Tutte le informazioni le trovate in --> questa pagina.
Orsù & Suvvia che i posti son parecchio, ma parecchio limitati.
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